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MIA MADRE, NANNI MORETTI “MARGHERITA BUY INTERPRETA IL MIO SENSO DI DISAGIO”

sportall on 13 aprile 2015 - 13:02 in sport

ROMA (ITALPRESS) – “Volevo raccontare senza sadismo un passagio importante nella vita delle persone, quello della morte della madre. Parte dalla mia esperienza: mia madre è morta mentre ero al lavoro al montaggio di “Habemus Papam”. E’ quindi qualcosa di autobiografico, ma quando si fa un film si fa un film e basta, anche se il tema è molto forte. Ci si concentra sul cast, sulla regia, sul montaggio. Io cerco sempre un distacco da ciò che racconto, il regista non deve essere travolto”. Lo ha detto Nanni Moretti in occasione della presentazione a Roma del suo nuovo film “Mia madre”, in uscita giovedì prossimo (distribuito in 400 copie) nelle sale cinematografiche italiane. Il film racconta la storia di Margherita, una regista- interpretata da Margherita Buy- impegnata nella lavorazione del suo nuovo film, ma alle prese anche con la malattia della mamma (l’attrice Giulia Lazzarini). Nella parte del fratello di Margherita c’è Nanni Moretti e in quella di una presunta star del cinema americano, fra i protagonisti del film che la regista sta girando, un travolgente John Turturro. “Fin dall’inizio- ha detto Moretti- abbiamo pensato che il film dovesse avere come protagonista una donna. L’idea di essere al centro di questo film non mi ha mai sfiorato, ma d’altro canto è già da tempo che non sono il protagonista dei miei film, e sono felice di questo. Mi piaceva che il senso di inadeguatezza e di disagio del personaggio fossero dati a una donna. Margherita è stata perfetta, quando recita riesce a dare sempre qualcosa di più”. Il film fonde con grande originalità e forza il piano della realtà, del sogno, dell’immaginazione e del ricordo. “E’ stata una scelta stilistica- sottolinea Moretti- in Margherita tutto convive nello stesso momento. Il senso di inadeguatezza, i problemi nella vita, ricordi,pensieri, sogni, c’è molto di autobiografico naturalmente”. Il punto di arrivo del film sembra essere la semplicità. “La semplicità- osserva il regista- non è un punto di partenza, ma è un traguardo, ci si può arrivare attraverso un processo di scrittura e di regia. Tanti anni fa mi portavo dietro delle costanti del mio personaggio, situazioni della vita che finivano nei miei film, ora non ho questa fissazione di costruire piano piano il personaggio”. Moretti torna poi sul disagio e sul senso di inadeguatezza che, filtrato dalla consueta irresistibile ironia, attraversa tutto il film. “Il senso del disagio- spiega il regista- è qualcosa che conosco molto bene. Pensavo che con il tempo si sarebbe attenuato. Invece no, più il tempo passa più il disagio cresce e questo non è riposante. Dopo tanti anni non ho acquisito neanche freddezza e sicurezza sul lavoro. Prima del primo giorno di riprese faccio sempre gli stessi sogni, mi vengono dubbi, insicurezze, angosce. I ripensamenti sono quelli dell’inizio. C’è quell’espressione orrenda “avere il pelo sullo stomaco”. Ecco, io ancora non ce l’ho”.(ITALPRESS).
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